VI Rapporto Agromafie e Caporalato

N.B. Nel VI Rapporto Agromafie e Caporalato, all’interno del contributo dal titolo “Lo sfruttamento del lavoro: appunti per una definizione” a firma di Enrico Schembari, sono contenuti numerosi riferimenti all’opera “Il contrasto allo sfruttamento del lavoro e al caporalato. Dai braccianti ai riders”  (Giappichelli 2020) di Andrea Merlo di cui, per errore, si è omessa la citazione. Ci scusiamo con l’Autore e con i lettori.

Le stime dell’Istat riportate nel VI Rapporto agromafie e caporalato, grazie al contributo di Carlo
De Gregorio e Annalisa Giordano, evidenziano che, nel corso del 2021, sono stati circa 230 mila
gli occupati impiegati irregolarmente nel settore primario (oltre un quarto del totale degli occupati del settore), in larga parte “concentrata nel lavoro dipendente, che include una fetta consistente deli stranieri non residenti impiegati in agricoltura”.

Anche la componente femminile, peraltro, è largamente coinvolta dal fenomeno, tanto che si stima siano circa 55.000 le donne che lavorano in condizioni di irregolarità. A ciò si aggiunga che le donne si trovano a vivere un triplice sfruttamento: lavorativo, per le condizioni in cui lavorano; retributivo, perché anche tra “sfruttati” la paga delle donne è inferiore a quella dell’uomo; e, infine, anche sessuale e fisico.

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